Tab Article
Nell'anno in cui ricorre il V centenario della morte di Giorgione viene pubblicato il romanzo "In castello quel giorno, d'improvviso", dove il fulcro narrativo è rappresentato da una delle più celebri opere del pittore nativo di Castelfranco Veneto, ovvero la Pala d'altare raffigurante la Madonna con bambino tra i santi. Le dolorose vicende umane di due padri appartenenti a tempi diversi, distanti tra loro molti secoli, si incrociano in una vecchia casa con trifora situata all'interno delle mura di Castelfranco e trasmigrano l'una nell'altra in un rimando continuo tra passato e presente. Beppe Tonon, il padre "contemporaneo", che vive l'esperienza della perdita del figlio amato e del quale cerca di rievocare la presenza nell'abitazione dove entrambi hanno vissuto, si imbatte misteriosamente in un'altra inspiegabile presenza, quella di un giovane morente vissuto alla fine del XV secolo. Si tratta di Matteo, figlio del condottiero Tuzio Costanzo. Un personaggio storico quest'ultimo, legato alla corte asolana della regina Caterina Cornaro e committente dell'opera giorgionesca: è il secondo padre, quello "antico". Due personaggi diversi, eppure accomunati dall'esigenza di comprendere il senso e accettare gli eventi che il destino ha loro riservato. Intorno ad essi si muovono altre figure appartenenti alla Castelfranco di ieri e di oggi, la damigella Cataruzza, madonna Isabella, Flora, Giulio Macola, la giovane Francesca, che caratterizzano ambienti più simili tra loro di quanto si possa pensare.